Ciccio, il tuo Brivido ti sarà eternamente grato

Ciccio, il tuo Brivido ti sarà eternamente grato
Il Brivido piange e non si vergogna a farlo. E’ morto Alessandro Rialti, Ciccio per il mondo.
Firenze, la Fiorentina, i tifosi viola perdono un punto di riferimento insostituibile, il Brivido qualcosa in più. Se oggi questo giornale che ha 93 anni, portati benissimo, è tornato a brillare di una luce intensa, il merito è del nostro editore che ha impiegato forze, risorse economiche e non solo. Nel 2008, infatti, decise di puntare su Alessandro Rialti. L’editore storico Paolo Melani aveva deciso di passare di mano, così Beatrice e Alessandro, desiderosi di rilanciare il mitico Brivido, chiesero una mano a Ciccio. E Sandro, abituato per natura a darne due, li portò da Melani. In quel preciso istante emise il primo vagito il nuovo Brivido Sportivo. Alessandro diventò direttore editoriale e firma preziosa, contribuendo alla costruzione della redazione. Consigli preziosi, suggerimenti efficaci, un amico vero e disinteressato. A Ciccio noi del Brivido dobbiamo tanto, forse tutto. La sua linea ci ha consentito di imboccare la strada giusta e le sue opinioni hanno arricchito un giornale sempre più bello. Ciccio voleva un gran bene al Brivido, e noi a lui. Chi scrive non si rende ancora conto che Ciccio ci ha lasciati per sempre. Tommaso Borghini, il nostro formidabile caporedattore, ha nel computer l’ultimo pezzo vergato da Ciccio per il Brivido: doveva uscire per Fiorentina-Brescia, ma il maledetto Coronavirus ha bloccato tutto. Aspettiamo solo di ripartire e lo leggerete. Sarà un omaggio al nostro Sandro e un regalo per tutti voi.
Ciccio è stato un cronista di razza purissima, prima ancora che giornalista. E cronista lo è rimasto per sempre perché le notizie vanno trovate, pesate e divulgate. Il giornalista emergeva quando i fatti richiedevano una lettura politica – Sandro il seme lo aveva coltivato fin da ragazzo – e quando era necessario dargli un indirizzo. Il Corriere dello Sport-Stadio è stata la sua maglia, l’ha indossata sempre, fino alla sua ultima partita. Ciccio era Firenze perché fiorentino nel profondo dell’animo: generoso nei confronti degli altri, pronto a spendersi sempre e ad infiammarsi se la polemica avesse un senso. Fiorentino anche nella sua penna frizzante, divertente, colta, dotata di quell’inchiostro viola che i tifosi, a partire dalla sua curva Fiesole, hanno sempre apprezzato. Ciccio ha visto nascere Antognoni, ha accompagnato Baggio, ha raccontato (anche nel libro curato insieme ad Alberto Polverosi e Alessandro Bocci) Batistuta nell’apoteosi di Wembley, ha sofferto per il fallimento della Fiorentina e gioito per la sua rinascita, ha tratteggiato poi le avventure viola in Champions e più in generale in Europa. E infine aveva accolto con empatia Rocco Commisso. I due si erano annusati e piaciuti subito perché si ritrovavano in alcuni segni caratteriali. Sandro era convinto che Firenze avesse pescato l’uomo giusto e che con lui la Fiorentina sarebbe tornata a recitare sui palcoscenici più importanti. La commozione con cui Rocco Commisso e la Fiorentina tutta lo hanno ricordato, è la prova di cosa rappresenti nella storia viola Alessandro Rialti.
Nei suoi pezzi la parola Firenze ricorreva come un mantra perché lui, più di altri, ne conosceva il profondo significato.
Ciccio era anche un fuoriclasse della parola, laddove non sempre chi scrive riesce a non smarrirsi davanti ad un microfono. Un meraviglioso affabulatore nei pranzi al ristorante prima di una partita o in auto nelle trasferte interminabili, con i rientri nel cuore della notte. Era bello ascoltarlo, un po’ come essere a teatro, con quella voce narrante che legava calcio e vita, sport e cultura. Non era difficile provare per lui una spiccata simpatia umana e questa dote così trasparente lo portava a intessere rapporti personali molto forti, tanto da rendergli la professione più facile. Un’arma che lui sapeva usare e dosare alla perfezione.
Il suo segreto, quello che lo ha reso fuoriclasse nel giornalismo, era la curiosità del sapere e di allargare i propri orizzonti. Ciccio era affamato di vita e siccome la salute non sempre era stata una sua fedele compagna, sapeva ancora di più amare ogni singolo giorno.
La passione per l’arte, quadri come grandi giocatori di calcio e per i libri che divorava con la bulimia della conoscenza, erano un ulteriore stimolo a divertirsi e divertire chi lo leggeva.
Con la scomparsa di Alessandro se ne va davvero un pezzo di Firenze e di Fiorentina. Chi lo ha seguito, letto, ascoltato, amato, stimato lo piange con infinita tristezza, consapevole di aver perso un grande amico. Chi gli è stato accanto per professione e amicizia lo ringrazia per la vita.
Ciao Ciccio, il tuo Brivido ti sarà grato eternamente.
Mario Tenerani

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