Il Romanzo dello Scudetto/1 Le origini: il mercato non soddisfa i tifosi. E l’inizio in Coppa Italia è un fallimento

Il Romanzo dello Scudetto/1 Le origini: il mercato non soddisfa i tifosi. E l’inizio in Coppa Italia è un fallimento

La Fiorentina chiude il campionato 1967/68 al quarto posto a undici lunghezze (la vittoria viene premiata con due punti e non con tre come adesso) dal Milan campione d’Italia, a due dal Napoli secondo e a una dalla Juve. Da dicembre l’hanno guidata Andrea Bassi e Luigi Ferrero, subentrati a Giuseppe Chiappella, esonerato dopo l’eliminazione in Coppa delle Fiere, l’attuale Europa League, ad opera dei portoghesi dello Sporting di Lisbona. Quando la mattina di San Giovanni del 1968 i tifosi viola apprendono dai giornali che il nuovo allenatore della Fiorentina sarebbe stato Bruno Pesaola, in molti storcono la bocca. Che cosa potrà mai fare – si chiedono – con una squadra orfana dei nazionali Bertini (ceduto all’Inter per quattrocento milioni di lire) e Albertosi oltre che del giovane e promettente Brugnera, sacrificati dal presidente Baglini alla ragion di stato, ovvero al bilancio della società? Lo scetticismo e il pessimismo regnano sovrani. Infatti, a fronte di queste importanti cessioni, sono arrivati a Firenze Rizzo nello scambio con il Cagliari a cui sono andati Albertosi e Brugnera (e non sembra un grande affare), il terzino Stanzial, il portiere di riserva Bandoni e gli attaccanti Giorgio Mariani, Danova e Bertogna. A parte il centrocampista Rizzo per il resto si tratta soltanto di riserve. Altro che migliorare il quarto posto dell’anno precedente! La squadra appare nettamente indebolita. E’ vero che ci sono elementi di provata esperienza come il brasiliano Amarildo, il centravanti Maraschi, il terzino Rogora, il mediano Pirovano, lo stopper (ovvero uno dei due difensori centrali) Brizi, Rizzo, oltre a Giancarlo De Sisti, fresco campione d’Europa con la Nazionale di Valcareggi a soli venticinque anni. Ma è anche vero che ci sono tanti giovani sia pure molto promettenti come il ventunenne Chiarugi, il ventiduenne Merlo, i ventitreenni Ferrante e Mancin e il ventenne Esposito. E poi c’è la grande incognita del portiere. Al posto del nazionale Albertosi viene promosso titolare il ventiquattrenne Franco Superchi che in serie A ha disputato appena sette partite. Insomma, questa è la squadra che ha in mano Bruno Pesaola. A detta del tecnico è una buona squadra ma priva soprattutto della mentalità vincente, quella che il “Petisso” cerca di infondere al gruppo sin dai primi giorni del ritiro. Pesaola decide di puntare su uno schieramento spregiudicato. Sa che solo con il bel gioco può sconfiggere lo scetticismo di Firenze. Ma le premesse non sono incoraggianti. In Coppa Italia, il cui turno eliminatorio si disputa prima dell’inizio del campionato, la Fiorentina viene subito eliminata. E’ inserita in un girone con il Foggia (pareggio al Comunale per 0-0), il Bari (successo in trasferta per 5-3) e il Pisa (vittoria a Lucca per 2-0) ma ad accedere ai quarti di finale è il Foggia per la miglior differenza reti nei confronti dei viola. Tutto questo avviene ad appena sette giorni dall’esordio in campionato all’Olimpico contro la Roma di Helenio Herrera inizia a vivere una settimana di autentica passione.

FIORENTINA-ROMA NELL’ANNO DEL SECONDO SCUDETTO Il match si disputa il 2 febbraio 1969 a Firenze ed è valido per la sedicesima giornata, la prima del girone di ritorno. All’andata la Fiorentina aveva vinto all’Olimpico per 2-1 grazie alle reti di Amarildo e Maraschi. Al Comunale l’incontro finisce 0-0. Dopo questa partita la squadra di Pesaola rimane al secondo posto, a un punto dalla capolista Cagliari e con una lunghezza di vantaggio sul Milan che è terzo. L’Inter, quarta, è a quattro punti dalla Fiorentina. Queste sono le formazioni.
FIORENTINA: Superchi; Rogora, Mancin; Esposito, Ferrante, Brizi (Chiarugi dal 73′); Rizzo, Merlo, Maraschi, De Sisti, Amarildo. 12° Bandoni. All: Pesaola.
ROMA: Ginulfi; Bet, Carpenetti; Salvori, Cappelli, Santarini; Scaratti, D’Amato, Landini, Capello, Peirò. 12° Pizzaballa, 13° Spinosi, All: Helenio Herrera.
ARBITRO: Francescon di Padova.

Le schede dei protagonisti
NELLO BAGLINI 
Industriale dell’inchiostro è nato a Pisa nel 1906 ma lavora per lo più a Milano. Diventa presidente viola nel febbraio 1965. E’ lui a sposare l’idea della Fiorentina yè-yè, una squadra giovane con alcune chiocce. Il suo primo acquisto (dalla Roma), cinque mesi dopo la sua nomina da presidente, è il ventiduenne “Picchio” De Sisti, valutato trecento milioni di lire, una cifra astronomica per l’epoca. Ma Baglini aveva visto in lui l’uomo giusto per guidare il centrocampo viola. E non aveva sbagliato. Nella stagione 1965/66 conquista la Coppa Italia e la Mitropa Cup. Poi nel 1968/69 arriva lo scudetto.

BRUNO PESAOLA 
Nato a Buenos Aires il 28 luglio 1925, ha quasi quarantatré anni quando arriva a Firenze grazie a una trattativa serrata condotta dai vicepresidenti viola Senatori e Ugolini (quest’ultimo succederà a Baglini come presidente). Ma la sua carriera, da giocatore prima e da tecnico dopo, si è svolta per lo più all’ombra del Vesuvio. A Napoli ha conquistato una Coppa Italia, una Coppa delle Alpi, una promozione in serie A e nel massimo campionato ha ottenuto anche un brillante secondo posto. Al suo primo anno a Firenze vince
lo scudetto.

Ruben Lopes Pegna

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