L’epopea viola di Pantaleo Corvino tra grandi colpi, plusvalenze e strafalcioni

L’epopea viola di Pantaleo Corvino tra grandi colpi, plusvalenze e strafalcioni

E’ l’ex più atteso della sfida tra Fiorentina e Bologna, i tifosi viola lo ricordano per le famose “corvinate” sul mercato e per i suoi show verbali.

E’ l’ex più atteso del derby dell’Appennino. Il “direttoro” torna a Firenze dopo quasi quattro anni. Non è cambiato, il buon Pantaleo Corvino. Ora a Bologna, continua a girare il mondo alla scoperta di talenti. Cercando di arrivare prima degli altri. A volte tirando fuori nomi che poi non arriveranno mai. Ma comprando bene quando il portafoglio c’è e inventando colpi dell’ultim’ora che, se all’inizio sono presi un po’ in giro, a fine stagione risulteranno, in un modo o nell’altro, decisivi.

Come sempre ogni sua conferenza stampa è uno show. Fin dal giorno della presentazione ufficiale. Parole in libertà, mai banali, con neologisimi creati per ogni occasione, dal budget “splaffonato” ai nomi dei giocatori stranieri, quasi sempre storpiati (Joveticci, Vucinicci, Koldruppo…).

Corvino arriva in casa viola al termine di una stagione da incubo, quando la Fiorentina riesce a salvarsi solo all’ultima giornata vincendo in casa con il Brescia e sfruttando l’incredibile pareggio tra Parma e Lecce, che fa infuriare proprio il Bologna, che finisce in Serie B. In Fiorentina però già lo conoscono tutti, perché a gennaio ha venduto Valeri Bojinov ai Della Valle per 15 mln di euro. Ed è sempre stato questo il pregio più grande del “direttoro”. Saper vendere. Ma andiamo con ordine.

Panteleo Corvino approda in riva all’Arno con la nomea di scopritore di talenti. E tanti ne porta in casa Fiorentina. Tra grandi colpi e qualche flop. Ma fino a che i risultati danno ragione, ci si scorda facilmente degli Hable dei Mazuch e dei Da Costa. Mentre i Melo, rivenduto a peso d’oro alla Juve e oggi riacquistato dall’Inter, gli Osvaldo e soprattutto i Luca Toni rimarranno sempre nel cuore dei tifosi. Per un motivo o per un altro.

Panteleo Corvino, poi, da responsabile del vivaio viola, è l’unico della recente gestione ad aver riportato trofei per i più giovani. Una Coppa Italia e una Super Coppa Primavera, due scudetti Allievi. Di quei giocatori però, giovani di belle speranze, il solo Babacar è arrivato in pianta stabile in prima squadra. Mentre un solo giocatore di Corvino è rimasto nella squadra di Paulo Sousa: Manuel Pasqual, prelevato dall’Arezzo proprio il primo anno della gestione del “direttoro”.

“Ho fritto per tanti anni con l’ acqua. E ne sono usciti piatti gustosi visto che la Fiorentina è arrivata due volte prima del Milan e una volta davanti alla Roma. Però friggere con l’ olio extravergine è molto meglio. Le grandi non sono più lontane anni luce. Ora siamo nella stessa galassia”. Ci credeva davvero, Pantaleo. E’ l’estate del 2008 quando, al termine di un mercato sontuoso, arrivano Vargas, Gilardino, Jovetic, Melo. Ma, nel 2010, l’eliminazione da parte del Bayern Monaco e dell’arbitro Ovrebo cancellano le certezze. Con Mihajlovic e i suoi “persciò”, il feeling con la piazza va scemando fino all’inevitabile divorzio dopo il tristemente noto 0-5 con la Juve del 2012. Non prima però di aver potuto vedere le gesta del “Tanque” Santiago Silva, di chiamare “Chi l’ha Visto?” alla ricerca di Savio Nsereko e di aver “splaffonato” il budget, questa volta per davvero, per portare a Firenze Felipe e D’Agostino, ricordando immancabilmente i famosi “quattro scudetti vinti” con la Fiorentina.

Al direttore piaceva “vedere, sentire, toccare come fossero di lana…” i giocatori che acquistava, girando per il mondo con i suoi collaboratori. Per poi trasformarli “in seta”, grazie ad un allenatore esperto come Cesare Prandelli. Una strana coppia, quella con il Cesare Nazionale, che ha fatto le fortune della Fiorentina di quel periodo. A volte lo stesso mister non conosceva i giocatori che il direttore gli portava. E il rapporto di “amore e odio” è durato negli anni. Uno fra tutti Jovetic. Rivenduto da Pradè ad una cifra altissima e finito in questo mercato anche lui all’Inter, dove è tornato protagonista. Con l’arrivo di Nastasic, Lazzari e Romulo, la partenze poi a gennaio di Gilardino e l’arrivo di Amauri, si chiude la storia di Pantaleo in Fiorentina. Conclusasi con tre allenatori in una stagione e la salvezza proprio nella sua Lecce (quando ormai il suo addio si era consumato dopo quasi 7 anni). Lasciando la squadra da rifondare a Pradè e Macia. Ma portando anche nelle casse dei Della Valle futuri assegni circolari che hanno permesso di fare mercato (e che mercato!) per le stagioni di Montella. Jovetic, Ljajic, Nastasic (che poi ha determinato l’arrivo a Firenze di Savic) sono esempi lampanti. Comprati a cifre relativamente basse e rivenduti dai suoi successori con plusvalenze clamorose.

Pantaleo Corvino però lo vogliamo ricordare così: in panchina, a Torino, nell’ultima di campionato del 2007-2008. La Fiorentina deve vincere per arrivare davanti al Milan. Sereni sembra insuperabile fino a quando Jorgensen (a proposito, uno dei capisaldi di quegli anni riscattato per zero euro perché né Fiorentina né Udinese lo volevano!) pesca in area Osvaldo, sì proprio lui, che s’inventa una rovesciata che fa storia e porta la squadra viola in “Scempion Lig”. Un abbraccio tirato col mister e poi via con “nin scialanse”. A scrivere altre pagine di pallone e a trovare nuovi termini da sfoggiare in sala stampa.

Bentornato, Pantaleo. “Uno degli ultimi mohicani del pallone”.

Fiorentina : ritiro di Folgaria (TN) Prandelli e Corvino © Massimo Sestini

Fiorentina : ritiro di Folgaria (TN) Prandelli e Corvino © Massimo Sestini

Redazione

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