Di Chiara: “Motivati e sereni, così si può battere la Roma”

Di Chiara: “Motivati e sereni, così si può battere la Roma”

Per commentare l’approssimarsi del match importantissimo contro la Roma di Spalletti, il Brivido Sportivo si affida a un doppio ex del calibro di Alberto Di Chiara. Nato a Roma nel 1964, Di Chiara cresce calcisticamente nelle giovanili giallorosse e fa il suo esordio in prima squadra all’Olimpico, davanti a sessanta mila persone, con accanto un grande campione come Falcao. Erano gli anni 80 e quel ragazzo di strada ne farà davvero tanta, trovando la sua maturazione calcistica proprio nei 5 anni trascorsi in riva all’Arno. Viola dal 1986, Di Chiara disputa stagioni importanti con la maglia della Fiorentina, arrivando a giocare la finale di Coppa Uefa nel 1990. Alberto rimane così legato a Firenze, tanto da farne la sua città nella quale vive ancora oggi.

Alberto Di Chiara, che Fiorentina sta nascendo?
“La società ha fatto al scelta di far quadrare i conti, nonostante la tifoseria si aspettasse una campagna acquisti col botto. Si è invece deciso di fare una campagna di investimento, vedi il caso Alonso. Comunque è stato importante trattenere i big, come Borja Valero. Sicuramente è rimasta un’ossatura solida, per i nuovi, invece, è tutto da vedere. Si dovranno far trovare pronti per le tre competizioni”.

E’ soddisfatto del mercato viola?
“Sono moderatamente soddisfatto. Soddisfatta è la società che è riuscita a svolgere il lavoro che si era prefissata, riportando una situazione economica sana. La squadra, comunque, resta competitiva, poi il giudizio definitivo lo darà il campo”.

Cosa pensa del lavoro di Sousa?
“Attorno a lui si è creata una strana situazione. L’anno scorso è partito con grande entusiasmo, ha saputo subito farsi ben volere dalla piazza, coi suoi modi affabili, cogliendo risultati importanti nel girone d’andata. Poi ha un po’ mollato psicologicamente. Ma è un tecnico che sa fare il suo mestiere e credo che quest’anno non ripeterà gli stessi errori”.

Parliamo di Fiorentina – Roma. Lei, da doppio ex, come la vede?
“La Roma è un gradino tecnico superiore alla Fiorentina, punta alla Champions League e ha fatto un buon mercato, ma la Viola proprio per questo avrà stimoli eccezionali che, nel calcio, fanno la differenza. E’ importante che questa partita la si giochi in casa col favore del pubblico. La Fiorentina dovrà scendere in campo motivata, ma serena. Così potrà battere la Roma”.

Borja Valero è stato vicinissimo alla Roma, cosa ne pensa?
“Saltata la Champions è saltato tutto, ma potrebbero anche incontrarsi a gennaio. Chissà… tutto dipenderà dal cammino di entrambe le squadre”.

Bernardeschi e Totti vestiranno la maglia numero 10. Un numero in via d’estinzione…
“Non voglio essere blasfemo, ma dare il numero 10 a Bernardeschi mi è parso responsabilizzarlo un po’ troppo. E’ un giocatore che sta emergendo adesso. Se si pensa a chi quella maglia l’ha vestita prima di lui, come Antognoni, Baggio e De Sisti, il confronto stride. Totti ormai lo indossa poco, avendo 40 anni. Gioca meno, ma è l’emblema del numero 10: ha carisma, talento e personalità da vendere. In quella zona del campo non sono più stati coltivati giocatori italiani. Si è puntato troppo sugli stranieri. E’ questo ha contribuito a determinare la crisi del nostro calcio”.

Che emozioni le ha lasciato la festa dei 90 anni viola?
“E’ stata una bellissima festa e ringrazio molto la società per l’invito. Andrea Della Valle è una persona carismatica ed entusiasta, ci ha accolto in maniera emozionante. Forse, se dipendesse solo da lui, gestirebbe le cose in modo diverso, meno frenato e a passi più grandi. Ma i budget vanno rispettati per il fair play finanziario. Questa società sta facendo un buon lavoro e lo dimostra il rendimento della squadra che, ormai da anni, frequenta l’Europa League. Se posso fare una critica: il club si dovrebbe sforzare di più per entrare in contatto con la città e la tifoseria. Questo è un aspetto fondamentale, che manca”.

Chiudiamo con i suoi ricordi più belli di Firenze e Roma…
“A Roma ho esordito a 16 anni in serie A nel 1980-81. Giocavo con Falcao, davanti a 60 mila persone, pareggiammo 1-1 con primo gol di Falcao, annullarono un gol a Turone e perdemmo lo scudetto con la Juve. Nello stesso anno ricordo giocammo la Coppa Italia a Firenze vincemmo 1-0 con una rete del sottoscritto. Fu davvero emozionante, ricordo che nella porta viola c’era Giovanni Galli. A Firenze, poi, ho passato 5 anni stupendi. Sono diventato un giocatore vero e siamo arrivati a giocare la finale di Coppa Uefa. Anche se l’abbiamo persa, resterà un ricordo indelebile”.

 

Lucia Petraroli

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