Ma il ciclo non era finito?

Ma il ciclo non era finito?

Montella e l’erba del… Vecino sempre più verde.

I continui paragoni tra Montella e Paulo Sousa sicuramente non rendono merito in questo momento all’Aeroplanino. E questo è normale, visto lo strabiliante campionato della Fiorentina. Noi abbiamo la possibilità di esprimerci sulla diatriba perché proprio in questa rubrica avevamo auspicato e sognato che Vincenzo restasse almeno un decennio sulla panchina della Fiorentina. Per come si era inserito nel tessuto di Firenze e per quanto era riuscito a riconquistare il pubblico col bel gioco e con tre ottimi campionati. Inutile negare che il divorzio da Montella sia stato davvero traumatico. E forse anche per questo che adesso c’è la tendenza ad esasperare il paragone: è ancora evidentemente una ferita aperta.
Ne possiamo tuttavia parlare con serenità ed avanzare alcune riflessioni. Sfugge ad esempio il motivo per cui per un anno e mezzo Ilicic sia stato un corpo estraneo alla squadra, un giocatore incapace di esprimere il proprio potenziale. Impossibile dimenticare gli insulti e le bordate di fischi che accompagnavano talvolta le sue uscite o addirittura i suoi ingressi in campo. Adesso è un calciatore determinante per le sorti della squadra. Perché? Di chi è la responsabilità? Come vogliamo ripartire le percentuali delle colpe dell’insuccesso di Ilicic nelle ultime due stagioni? Fate voi.
Capitolo Vecino. In questo momento il centrocampista uruguayano è uno dei primi nelle classifiche di rendimento della serie A. Ha maturato una grande personalità ed è cresciuto molto nelle sue esperienze in prestito, sia a Cagliari che a Empoli. Ma perché non è mai stato preso in considerazione da Montella? Che senso ha avuto, nella scorsa stagione, acquisire in prestito Kurtic e fargli collezionare 28 presenze (21 campionato, 5 in Europa League, 2 in Coppa Italia) quando in rosa avevi un giocatore come Vecino?
La sensazione è che molto spesso Montella vedesse l’erba del vicino (non del Vecino…) sempre più verde e chiedesse rinforzi in ruoli in cui la Fiorentina era già abbastanza coperta con risorse proprie.
La certezza è invece che sicuramente nella sua gestione l’aeroplanino, pur ottenendo risultati molto buoni, non sia riuscito fino in fondo a valorizzare il patrimonio tecnico di proprietà della società viola.  E’ una considerazione severa, ma corroborata dai fatti. Qualche mese fa, prima dello strappo definitivo, Montella disse pubblicamente che questa squadra aveva finito un ciclo ed andava rinnovata. Sono partiti in ordine sparso Salah, Gomez, Gilardino, Diamanti, Aquilani, Pizarro, Savic e Neto. Con una Kalinic in più la squadra definita “a fine ciclo” è meravigliosamente in testa al campionato di serie A. C’è qualcosa che non torna.

Cristiano Puccetti

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