Sousa-Sarri, quando trionfano le idee

Sousa-Sarri, quando trionfano le idee

Domenica si torna in campo e la Fiorentina affronta, al S.Paolo, il Napoli che insegue a meno 6.
Fari puntati sul confronto fra il tecnico viola e quello azzurro. Così simili e così diversi.

Nel mezzo ci sono ancora 6 punti: 18 la Fiorentina, 12 il Napoli. Da una parte c’è il pragmatismo di Sousa, l’ex calciatore diventato quasi subito allenatore vincente (eccezion fatta per la parentesi inglese tra QPR, Swansea e Leicester), dall’altra c’è la meticolosità di Sarri, l’ex dirigente di banca con tanta gavetta alle spalle che nelle ultime settimane sta facendo sognare la “sua” Napoli pur non avendo mai fatto il calciatore. L’uomo in divisa, d’ordinanza o casual, e quello in tuta si troveranno davanti: il re del proprio girone in Europa League, con punteggio pieno figlio dei successi contro Bruges e Legia Varsavia, e quello che, al di là di ogni aspettativa, si è preso per l’ennesima volta la vetta della classifica al primo tentativo, osando fin dove mai nessuno si era spinto, nemmeno negli anni dello scudetto. Padrone assoluto del San Paolo sarà l’ordine tattico: quello quasi maniacale che il portoghese ha trasmesso alla sua squadra, attentissima in fase difensiva, ma anche quello che a Castel Volturno si continua a perfezionare pure con l’utilizzo del drone, anche se di reti, in campionato, rispetto ai viola ne hanno subìte più tre. Da quando è passato al 4-3-3, poi, il Napoli una volta alla settimana, spesso, fa un allenamento integrativo solo con i difensori, per cercare di rendere il reparto ancora più compatto (i 6 gol presi con Sassuolo, Sampdoria e Empoli hanno convinto Sarri a passare da un reparto a 3 ad uno a 4). In comune hanno il coraggio e non solo. Perché, comunque la si guardi, entrambi riempiono la scena con la loro personalità. Sousa col suo carisma, con le sue cinque lingue parlate con disinvoltura, con le pacche sulle spalle e con la promessa costante di una Fiorentina che continuerà a mettercela tutta. Sarri, dal canto suo, non è da meno. E’ un vero e proprio… maniaco degli schemi su calcio piazzato. Dai tempi del Sansovino cominciarono a chiamarlo “Mister 33” proprio per questo: perché magari, le sue teorie non erano proprio 33, ma di certo più di trenta. E nessuna squadra, in passato, ha segnato più gol su palla inattiva dell’Empoli. Antisocial entrambi – Sarri non ha profili così come Sousa -, preferiscono altri metodi di comunicazione, ma quanto a tecnologia sanno bene come destreggiarsi. Pc, telecamere speciali, tablet: il portoghese vede sul campo e riguarda tutto dopo. Il materiale che raccoglie finisce tutto in un database che analizza in continuazione ed è collegato con un sito meteo che lui stesso studia quando deve decidere l’orario per la seduta pomeridiana (questo è servito soprattutto in estate e nella coda di calore che si è riversato soprattutto a settembre). Sarri, invece, come detto, ha puntato da sempre tutto o quasi sul drone per rivedere i movimenti dei suoi giocatori dall’alto. Diversamente dal viola, è in perenne compagnia della sua sigaretta e, almeno ad Empoli, era quello che aveva introdotto il rito della pizza (margherita) da far mangiare entro 10 minuti dalla fine della gara per permettere ai giocatori di assumere carboidrati. E’ poi fortemente scaramantico, a differenza di Sousa che fin qui ha dimostrato di non esserlo, e non è un caso che nelle occasioni importanti indossi sempre una polo scura, perché convinto che il nero sia un colore portafortuna. Oltre che in campo, la sfida è pure in panchina.

modena 15 - 3 - 2014 modena - empoli sarri foto fabrizio terruso - fotopress

modena 15 – 3 – 2014
modena – empoli
sarri
foto fabrizio terruso – fotopress

Francesca Bandinelli

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