ANTOGNONI: «A 15 ANNI ERO DEL TORINO POI IL DESTINO SI TINSE TUTTO DI VIOLA»

ANTOGNONI: «A 15 ANNI ERO DEL TORINO POI IL DESTINO SI TINSE TUTTO DI VIOLA»

ANTOGNONICi sono campioni destinati a lasciare un segno indelebile nel cuore di una città, ancor prima che in quello di una tifoseria. Giancarlo Antognoni, dopo più di venticinque anni dall’addio al calcio, per Firenze è ancora una bandiera, un capitano da rispettare, un numero 10 da ammirare. Domenica allo stadio Franchi la Fiorentina incontrerà i cugini del Torino in una partita importantissima per i sogni di gloria degli uomini di Montella. Ne parliamo proprio con Giancarlo Antognoni, che di sfide con i granata ne ha vissute moltissime nel corso della sua carriera in viola.

Antognoni, che ricordi ha delle gare con il Torino?
«Ne ho tanti bellissimi, erano sfide ricche di emozioni ma sempre in un contesto familiare e festoso. Erano partite che somigliavano ad amichevoli, il gemellaggio tra le due società faceva sì che in campo e sugli spalti ci fossero rispetto e voglia di godere lo spettacolo calcistico».

E’ una partita speciale per lei?
«Senza dubbio quella con il Toro rappresenta una partita speciale per me: mi riporta alla mente i tempi passati, quando ero giovane…».

Quando è stato quasi granata?
«Sì, il Torino mi acquistò quando ero ancora quindicenne e mi mandò a giocare all’Asti in Serie D. Poi però il destino volle che prendessi la strada di Firenze e della Fiorentina».

Il destino oppure la sua volontà?
«Entrambe le cose. Avevo il desiderio di avvicinarmi a casa e quindi scelsi Firenze. Il presidente Ugolini mi acquistò nel 1972 e a Verona feci il mio esordio in Serie A. E’ una scelta che non ho mai rimpianto, Firenze è casa mia».

Cosa lega Fiorentina e Torino oltre ‘all’odio’ sportivo nei confronti della Juventus?
«La rivalità nei confronti dei bianconeri è senza dubbio il cuore dell’unione tra queste due squadre e i loro tifosi, ma credo ci sia anche altro. Fiorentina e Torino si somigliano più di quanto si possa pensare: i sostenitori di entrambe sono destinati a soffrire».

C’è una gara con il Torino che ricorda con particolare piacere?
«Nel corso degli anni ho avuto la fortuna di disputare molte belle partite contro il Toro. Molto spesso si incontravano due squadre che si equivalevano in campo e anche nella filosofia di puntare sui giovani. Una sfida che ricordo bene è quella della stagione 1983/84, i granata arrivavano a Firenze da secondi in classifica ma noi riuscimmo a sfoderare una prestazione superlativa e a batterli 4 a 1».

Quale delle sue Fiorentine somiglia a questa?
«Non è semplice fare un parallelo tra due momenti calcistici cosi diversi, sono passati tanti anni e molte cose sono cambiate. Direi che la Fiorentina di Montella somiglia molto a quella dei primi anni ’80, quella allenata da ‘Picchio’ De Sisti. Era un gruppo molto forte, con giocatori di personalità e tecnicamente dotati. Una Fiorentina che lottava per posizioni ambiziose, proprio come quella di quest’anno».

Tornando alla partita al Franchi come vi arrivano le due squadre?
«Non sarà una partita semplice per i viola, dietro alla bella atmosfera del gemellaggio potrebbero esserci delle insidie. I ragazzi di Montella sono superiori, ma dovranno essere bravi a sfruttare le occasioni e attenti a non commettere errori. La Fiorentina in campionato sta attraversando un buon momento e scende in campo per vincere sempre, avendo in mente sempre l’obiettivo del terzo posto. Il Torino è una buona squadra, che sta crescendo e che se sottovalutata può far male. Credo sarà una partita interessante e viva».

Ha detto Fiorentina con l’obiettivo terzo posto. Traguardo raggiungibile secondo lei?
«Con i tre punti tutto è possibile, anche recuperare il gap con il Napoli. Non sarà facile, i viola da qui al termine del campionato non dovranno sbagliare quasi niente».

Cosa ne pensa delle ultime mosse di mercato del club viola?
«Credo che i viola abbiano mantenuto la fisionomia di prima, hanno perso Cuadrado ma hanno inserito in rosa uomini di qualità e di sicura utilità. Gilardino, considerando i tanti impegni, potrà far rifiatare Gomez e Babacar. Salah non lo conosciamo ancora benissimo, ma ha dato segnali incoraggianti sia all’esordio sia contro il Sassuolo. Se giochi nel Chelsea non puoi essere tanto male. Diamanti può essere il leader di questa squadra e forse è proprio ciò che mancava».

Giacomo Cialdi

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