Profumo d’Europa

Profumo d’Europa

C’era profumo d’Europa, martedì sera al Franchi. Quel profumo, che sembrava un po’ svanito dopo la gara con l’Empoli, è tornato prepotentemente a galleggiare nell’aria dopo Fiorentina-Sampdoria. Una partita che ha fatto dimenticare le brutture del sabato precedente e che ha rilanciato le azioni della Viola nella Borsa dell’alta classifica.

Diciamo, senza tema di essere smentiti, che la gara non ha praticamente avuto storia. Nemmeno dopo il gol iniziale di Gabbiadini c’erano dubbi su chi avrebbe vinto, alla fine. Già dai primi minuti era evidente la differenza di intensità, di applicazione, di classe fra le due squadre. Il gol della Samp è stato solo un piccolo incidente di quelli che non cambiano il corso inevitabile delle cose. La Fiorentina ha ricominciato a macinare gioco, a pressare altissima, a dare la caccia al pallone, rendendo la vita impossibile ai portatori di palla avversari. Le continue sovrapposizioni fra difensori, centrocampisti e attaccanti davano l’impressione, già vista in altre partite, che Italiano avesse messo in campo ben più giocatori dei classici undici.

Inevitabile, quindi, il pareggio di Callejon (toh, chi si rivede) su lunghissimo traversone dalla sinistra di Sottil. Lo spagnolo è apparso dal nulla alle spalle della difesa avversaria e ha messo in rete di piatto da un metro. Sembrava una riedizione del Napoli di Sarri, quando un’azione così era normale amministrazione . Il raddoppio arriva dopo poco. Callejon, seratona per lui, lancia Bonaventura sulla destra (inversione di ruoli fra centrocampista e attaccante). L’ex milanista crossa per Vlahovic che di testa non può mancare all’appuntamento con il dodicesimo gol della stagione. Il terzo gol nasce da una mischia in area risolta da Sottil lasciato completamente solo in mezzo all’area dalla distratta difesa avversaria.

Detto così sembra tutto facile. Ma di sicuro dietro la metamorfosi di molti dei giocatori viola rispetto all’anno scorso c’è grande merito del tecnico, che ha ridato vita a personaggi che sembravano ormai spenti dopo le “cure” degli allenatori che si erano succeduti sulla panchina viola le scorse stagioni. L’impressione, poi, è che il gioco di Italiano diverta molto chi va in campo. É un gioco molto offensivo,con la difesa altissima e il campo giocabile ridotto a poche decine di metri. Una tattica gioie e dolori, e quest’anno lo si è visto per esempio a Empoli e a Venezia Ma l’impressione è che un altro modulo farebbe ripiombare molti giocatori nel grigiore precedente. Quindi, avanti così e vediamo dove si arriva.

Tutti largamente sopra la sufficienza. Menzione particolare va a Torreira, vero punto di riferimento della squadra e prezioso punto di appoggio per tutti i compagni. Vlahovic ha tenuto in scacco tutta la difesa avversaria e ha segnato un gran gol. A tre minuti dalla fine è uscito per fare posto a Kokorin. Impalpabile il russo, l’unico che Italiano non è riuscito a miracolare. E ormai non c’è più tempo. Per fortuna.

Duccio Magnelli

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