Torricelli: «Paulo ragazzo eccezionale, merita il successo. Spero di incontrarlo presto»

Torricelli: «Paulo ragazzo eccezionale, merita il successo. Spero di incontrarlo presto»

L’ex viola giocava insieme al portoghese ai tempi della Juventus: “In campo aveva grandi geometrie.

Fuori era intelligente, schietto e umile. Tutte qualità messe in mostra anche nella sua prima esperienza a Firenze” .

Inutile girarci troppo intorno, il personaggio del momento è lui: Paulo Sousa. Daniele Pradè lo ha definito “il miglior acquisto dell’estate” e forse tutti i torti non ce li ha. Il tecnico portoghese ha vinto lo scetticismo iniziale di parte della tifoseria in pochissime settimane. Gli sono bastati gli scalpi di Chelsea e Barcellona per portare tutti dalla sua parte. Il campionato non ha fatto altro che confermare l’ottimo impatto su Firenze dell’allenatore. Oltre ad allenare, bene, la sua squadra, Sousa ha capito subito che doveva allenare anche la città, piombata in una sorta di crisi mistica dopo l’addio di Montella ed il certificato ridimensionamento imposto dalla società. Sorrisi, selfie, una parola per tutti. Così, fin da Moena, Paulo ha conquistato grandi e piccini. Ha portato la squadra fra i tifosi, ha aperto l’allenamento alla gente tutte le volte che ha potuto. E non si è mai sottratto a niente ed a nessuno. E’ così che ha conquistato Firenze. A suon di vittorie, certo, ma anche per essersi dimostrato genuino e pieno d’entusiasmo. Questa settimana, Il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Moreno Torricelli, ex compagno di squadra ai tempi della Juventus.

 

Partiamo dal Paulo Sousa giocatore e compagno di squadra. Com’era all’epoca della Juventus?

 

«Era un ragazzo splendido sotto tutti i punti di vista. Aveva un carattere molto socievole, legava bene con tutti. Era tranquillo fuori dal campo, un ragazzo eccezionale. In campo lo conosciamo tutti per quello che ha fatto. Aveva grandi geometrie, era il cervello di quel centrocampo. Gli piaceva toccare anche cento palloni a partita e devo dire che ne sbagliava pochi. Dettava lui tutti i nostri tempi di gioco».

 

Giocandoci insieme per due anni, ha mai avuto la sensazione che potesse diventare un bravo allenatore?

 

«Sinceramente no, ma questo non è un discorso legato strettamente a Sousa. Quando siamo giocatori non pensiamo mai al futuro, si è troppo presi dalle partite. Ricordo di non averci mai pensato, anche se è naturale che chi ha avuto grandi carriere da calciatore poi prosegua su ottimi livelli anche come allenatore. L’esperienza che un giocatore si fa in carriera poi torna utile quando siede in panchina. Devo dar ragione però ad Antonio Conte, quando ha sottolineato che lui, Sousa e Deschamps sono diventati tutti ottimi allenatori e giocavano insieme a centrocampo in quella Juventus. Fa molto piacere vedere che ex compagni siano diventati tecnici così bravi».

 

Se dovesse stabilire la migliore caratteristica di Paulo Sousa, quale sceglierebbe?

 

«L’intelligenza, senza dubbio. E l’abbiamo apprezzata anche nel suo approccio con la città e con i tifosi viola, che storcevano il naso prima che lui arrivasse a Firenze. Quando una persona è intelligente sa come comportarsi in qualunque situazione: è sicuro delle proprie capacità e le sta dimostrando con il lavoro quotidiano. Ha fatto capire a tutti che lui è qui per il bene della Fiorentina e non per il suo tornaconto personale. I tifosi lo hanno capito subito e lo hanno apprezzato per la sua schiettezza e sincerità».

 

Quando ha saputo che sarebbe arrivato ad allenare la Fiorentina, cosa ha pensato?

 

«Pensavo potesse far bene, perché dove ha allenato ha sempre fatto buone cose. Da lì a pensare che potesse essere in testa alla classifica dopo sette giornate, beh, sinceramente no. Ci sono squadre più attrezzate della Fiorentina, club che hanno speso molto sul mercato. Davvero non immaginavo che lui potesse portare la squadra al primo posto. Detto questo, sono molto felice per Paulo. E’ un ragazzo che merita. E’ umile e preparato, i risultati gli stanno dando ragione e sta facendo divertire il pubblico».

 

Recentemente Sousa ha avuto delle belle parole per lei. Vi siete sentiti privatamente?

 

«Ancora non ci siamo né sentiti al telefono né incontrati. So che il lavoro di allenatore lo impegna tantissimo e ho sempre avuto paura di disturbarlo. Certo, non nego che mi piacerebbe incontrarlo, magari durante uno dei suoi allenamenti. Mi piacerebbe capire la sua metodologia di lavoro, per imparare e tenermi aggiornato. Ma certamente anche per scambiare due chiacchiere con un vecchio amico. Speriamo ci sia modo di farlo in futuro».

 

Chiudiamo con una previsione sul campionato della Fiorentina. Dove può arrivare secondo lei?

 

«Sono d’accordo con Paulo quando dice che sognare non costa niente. Le cose stanno andando bene e c’è l’entusiasmo giusto in città. Fanno bene a credere di poter fare qualcosa di speciale, poi più avanti si faranno i conti. Io mi baso sulla partita contro l’Inter, battuta nettamente nonostante abbia speso dieci volte più della Fiorentina sul mercato. Questo è l’esempio che attraverso il lavoro si possono inseguire i propri sogni. E quindi sono d’accordo con lui, è giusto che i tifosi e la squadra continuino a sognare».

. ©CopyRight Massimo Sestini

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Alessandro Latini

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